L’intolleranza al lattosio deriva da un deficit di lattasi, l’enzima che scinde il lattosio nei suoi componenti permettendone così l’assorbimento. Nella maggior parte dei casi, però, questo deficit non è completo quindi non è necessario escludere del tutto il lattosio dalla dieta ma solo capire la dose tollerabile.
Per fare ciò, basta eliminare inizialmente tutti gli alimenti a base di lattosio, per poi reintrodurli gradualmente fino a quando non inizia il fastidio; un’attività che evita il rischio di carenza di calcio, nutriente indispensabile per la salute delle ossa. I cibi da testare quindi sono il latte vaccino, di capra, ricotta fresca, caprini, crescenze e mozzarelle, mentre è importante sapere che il lattosio è quasi assente nei formaggi a pasta dura.
Il deficit di lattasi può essere di tre tipi: primario, che si manifesta a causa di una progressiva diminuzione dei livelli di lattasi dalla nascita; secondario, quando è dovuto a infezioni del tratto gastrointestinale o malattie infiammatorie croniche intestinali; congenito, in cui l’assunzione di lattosio provoca gravi sintomi fin dalla nascita. In questi due ultimi casi, vale l’eliminazione dei cibi contenenti questo disaccaride.