A cura di Alberto Martelli, pediatra convenzionato con Ente Mutuo Regionale
25 novembre 2021
Ormai ci siamo. A breve dovremo confrontarci con l’epidemia influenzale. Come sappiamo i bambini sono molto suscettibili a questa infezione virale anche se, ad eccezione di quelli con patologia preesistente, il decorso clinico e la prognosi sono, di norma, estremamente benigni per loro. I bambini sono più soggetti all’infezione sia, specie per i più piccoli, per il loro sistema immunitario ancora in via di modulazione, sia per il loro stare prolungatamente in ambienti comunitari chiusi dove il contagio risulta essere più facilitato. I bambini con patologie croniche, cardiache, polmonari, immunologiche ecc, dovrebbero essere sempre vaccinati, ogni anno, per ridurre il rischio di un decorso severo. L’influenza sembra apparentemente facile da diagnosticare ma, talvolta, non è semplice differenziare la sintomatologia influenzale da quella di altre infezioni respiratorie.
Esistono però alcuni criteri che possono essere una piccola guida diagnostica. Un segno, talvolta sottovalutato, è l’esordio brusco della febbre. Nella pratica, il bambino con l’influenza, spesso nel giro di 1-2 ore, passa da condizioni di benessere e normotermia, a presentare febbre elevata, spesso con brividi, che sono espressione proprio della salita rapida della febbre. E’ anche questo uno dei motivi che determinano, nel periodo dell’epidemia influenzale, un maggior flusso di crisi convulsive nei Pronto soccorso pediatrici. Noi sappiamo che le crisi convulsive febbrile sono più frequenti proprio quando la salita della febbre è particolarmente rapida, proprio come avviene nell’influenza. Oltre alla salita rapida della febbre occorre ricordare anche l’aspetto epidemiologico. Cosa vuol dire? Non credete a chi vi parla di influenza a settembre o ad aprile. L’influenza si verifica di norma nel periodo freddo, spalmata fra dicembre e gennaio. Pensateci in quei mesi, non al di fuori di tale periodo. Inoltre l’influenza si chiama così perché influenza una facile trasmissione nell’ambito familiare, coinvolgendo specialmente i componenti della famiglia che accudiscono il bambino, specie se non vaccinati. Poi, nell’influenza, ci sono tanti segni di accompagnamento, perlopiù aspecifici come il malessere, la faringodinia (mal di gola), la cefalea (mal di testa), le mialgie (dolori muscolari), la tosse secca, rinite (raffreddore) e altri segni minori.
Ecco alcuni consigli pratici e raccomandazioni per il bambino con influenza. Per la febbre, occorre somministrare antipiretici, da ripetere ogni 6-8 ore, cercando di non vestire troppo il bambino che sta comunque a casa in un ambiente già adeguatamente riscaldato. Meglio usare sempre lo stesso antipiretico per non rischiare, cumulativamente, gli effetti collaterali di due farmaci diversi. Ricordate di non somministrare mai l’aspirina, o acido acetilsalicilico, per evitare la temibile ma rara sindrome di Reye, che coinvolge il fegato e il sistema nervoso centrale, in corso di influenza. Importante evitare, nei giorni di malattia, il contatto con i nonni che rimangono, specie se non vaccinati, le persone più fragili per tale infezione. E’ bene ricordare anche alcuni consigli per l’alimentazione nei giorni di malattia. Il bambino febbrile è molto disappetente e ha, verosimilmente, un gusto metallico in bocca, che rende ogni alimento identico all’altro, e che gli adulti conoscono bene perché è la stessa sensazione che provano quando hanno la febbre a loro volta. Un buon consiglio è quello di alimentare il bambino a distanza di 60-90 minuti dall’assunzione dell’antipiretico, sfruttandone l’acme dell’effetto, perché, in questi momenti, calando la febbre, ci sono più opportunità che il bambino possa mangiare qualcosa. Utile anche concentrare parecchie calorie nel poco alimento proposto. Un buon consiglio potrebbe essere quello di proporre una piccola porzione di pasta con ragù di carne e parmigiano. Anche se il bambino dovesse mangiare pochi cucchiai, prenderà molte calorie nel poco cibo assunto. Utile anche proporre abbondanti liquidi al bambino perché le sudorazioni profuse, per la defervescenza della febbre, richiedono il reintegro dei liquidi persi. Da ultimo occorre ventilare bene l’ambiente dove soggiorna il bambino per abbassare la carica infettante ambientale. Allora, buon viaggio nell’influenza.