A cura di Mario Parma, medico specializzato in Oftalmologia, convenzionato con Ente Mutuo Regionale
L’evoluzione della scienza medica ha oltrepassato il limite del rapporto diretto e ravvicinato paziente/medico per giungere ad una concezione clinico – terapeutica da remoto. La telemedicina oculistica è particolarmente interessata da questa nuova modalità.
Dal Vocabolario Treccani online.
Telemedicina: può essere definita come l’insieme delle tecniche e degli strumenti di monitoraggio e di assistenza sanitaria, realizzato mediante sistemi atti a fornire un rapido accesso sia ai medici specialisti che ai pazienti, prescindendo dal luogo ove essi sono rispettivamente situati. In altri termini, consente di fornire un’assistenza medica adeguata a pazienti fisicamente distanti, mediante l’adozione congiunta delle tecnologie dell’informatica e delle telecomunicazioni, le quali costituiscono, assieme, la cosiddetta ”telematica”.
Vi sono malattie oculari di tipo cronico, che richiedono periodici e a volte ravvicinati controlli per monitorarne andamento ed evoluzione. Questo è il migliore campo di sviluppo della telemedicina. Le immagini raccolte, elaborate da algoritmi complessi e gestiti da Intelligenza Artificiale, indirizzano il medico verso decisioni mirate e coerenti.
Glaucoma, maculopatia, retinopatia diabetica, cheratocono corneale sono le principali patologie croniche, e quelle che maggiormente mettono a rischio la vista, con esiti irreversibili di cecità. Mai fu così attuale l’antico detto: “prevenire è meglio che curare”.
La possibilità di verificare le condizioni anatomiche e funzionali dei pazienti da remoto, anche con intervalli temporali brevi, rende sicuramente più efficace e rapido intervenire nel momento più idoneo. Questo sia prima, ma soprattutto dopo operazioni di tipo chirurgico o parachirurgico come laser o iniezioni intravitreali, per prevenire ed evitare aggravamenti delle condizioni cliniche. E senza obbligare il paziente a continui, e a volte estenuanti, spostamenti.
Un normale smartphone può diventare un sofisticato sistema di acquisizione dati e parametri funzionali, semplicemente scaricando da internet un’applicazione dedicata. E l’aiuto di qualche parente, preferibilmente giovane, permette di superare quei problemi di uso e di configurazione che rendono attivo l’apparecchio.
Se l’esame da effettuare, invece, comporta l’utilizzo di strumenti complessi è possibile recarsi, allora, in centri satellite attrezzati, disseminati nel territorio e quindi più rapidamente raggiungibili, dove un medico o un tecnico possono eseguire l’analisi e inviarla, in rete, allo specialista curante nel centro principale, che adotterà gli opportuni provvedimenti.
Verificare, da remoto, l’efficacia di una terapia o monitorare la funzionalità visiva dopo un intervento, consente anche un grande risparmio di risorse e di costi.
Questa modalità è sicuramente appropriata anche nell’ambito della prevenzione. Si possono attrezzare postazioni mobili, per svolgere screening di particolari malattie, su una gran parte della popolazione.
L’elaborazione di tutti i dati, come una rete da pesca a maglie calibrate, filtra e segnala quali sono i potenziali soggetti a rischio che, in questo modo, sono inviati a verifiche più approfondite.
Con lo stesso criterio si possono fare teleconsulti per problematiche di relativa semplicità. Mentre, innegabilmente, in presenza di un corpo estraneo oculare, di un trauma o di un’improvvisa perdita della vista non è pensabile utilizzare la telemedicina, così come l’occhio rosso generico, magari dolente, non può prescindere da un’accurata visita a… quattrocchi. Il livello di gravità della causa può essere estremamente vario, così come la terapia può essere complessa e articolata.