Displipidemia: cos’è e come contrastarla

Con il termine displipidemia si indica un livello elevato di lipidi o grassi, nello specifico di colesterolo, nelle pareti delle arterie, una condizione che può trasformarsi, se trascurata, in un fattore di rischio per l’insorgenza di malattie cardiovascolari.

Le cause

Tra le principali cause che portano a questo accumulo patologico di grassi c’è la genetica, ossia mutazioni che determinano un’eccessiva produzione o un’eliminazione di colesterolo e trigliceridi difettosa. Per esempio, episodi di cardiopatia ischemica precoci tra i propri famigliari, come un infarto prima dei 55 anni per gli uomini o prima dei 60 per le donne, di norma si associano ad un rischio significativo di incorrere nella malattia.

Anche alcuni quadri clinici compromessi, caratterizzati dalla presenza di patologie come il diabete mellito, l’obesità, l’ipotiroidismo, l’insulino-resistenza, la sindrome dell’ovaio policistico, o malattie renali ed epatiche, possono dar luogo ad una complicanza come la displipidemia. Tuttavia, alcune di queste patologie possono essere curate con trattamenti mirati al fine di tenere sotto controllo il quadro clinico senza ulteriori aggravamenti.

Ultimo, ma non meno importante, uno stile di vita scorretto, dovuto a un’alimentazione ricca di grassi e povera di frutta e verdura, alla scarsa attività fisica e all’abuso di alcool, sicuramente non contribuisce a prevenire o a proteggersi da questo disturbo della salute, anzi.

I sintomi

Non esistono sintomi per la displipidemia, ma la patologia si manifesta nel momento in cui i grassi, depositandosi lungo le pareti dei vasi sanguigni, ne causano il restringimento ostacolando il flusso sanguigno con conseguenze molto gravi come un infarto, un ictus, aterosclerosi e arteriopatia periferica.

Un semplice esame del sangue, tuttavia, può diagnosticare la displipidemia: i valori del colesterolo totale, LDL, HDL e trigliceridi a digiuno, sono i primi indicatori di una condizione più o meno a rischio per le arterie.

Il vero nemico è il colesterolo LDL, o “colesterolo cattivo”, perché è quello che si accumula lungo le pareti dei vasi arteriosi, mentre il colesterolo HDL, o “colesterolo buono” svolge più un’azione di pulizia delle pareti; in ogni caso, i due valori devono essere interpretati insieme per comprendere a fondo il quadro clinico.

Cura e prevenzione

Modificare il proprio stile di vita, se scorretto, e quindi intervenire sull’alimentazione (limitare il consumo di grassi saturi e di zuccheri raffinati e ridurre l’assunzione di alcol) e praticare attività fisica, è il primo passo per gestire la displipidemia. Eventualmente, su consiglio medico, può essere prescritta anche una terapia farmacologica (integratori alimentari per controllare il metabolismo dei grassi e/o medicinali che riducano i livelli di LDL).

09/12/2024