La diagnosi tempestiva può ostacolare il peggioramento della patologia
Il cheratocono è una patologia oculare degenerativa provocata da una distorsione corneale. Questa malattia esordisce principalmente nell’infanzia o nella pubertà e progredisce nella maggior parte dei casi fino ai 35-40 anni, sebbene in alcuni soggetti possa progredire anche oltre.
Nello specifico, la patologia colpisce la cornea, ossia la membrana trasparente che compone la parte anteriore del bulbo oculare e che costituisce la prima lente naturale dell’occhio; la cornea perde rigidità e resistenza e, assottigliandosi, si deforma nella parte centrale assumendo la forma di un cono. Il cheratocono è considerato ormai una malattia rara perché ogni anno colpisce circa 50 persone ogni centomila e, se non viene diagnosticato per tempo, può sensibilmente influire sulla qualità della vita di chi ne è affetto.
Ecco perché una diagnosi tempestiva è fondamentale per contrastare il progredire del cheratocono e deve essere fatta attraverso esami che consentono di individuare la malattia ancora prima della comparsa dei sintomi: la tomografia corneale, per esempio, studia la curvatura, l’elevazione e lo spessore della cornea a più livelli e permette di smascherare anche le forme più lievi di ectasia corneale, documentandone l’evoluzione; la topografia corneale consente di ottenere una mappa di curvatura e una mappa altitudinale della superficie corneale anteriore; la pachimetria misura lo spessore della cornea e, grazie ad una mappa che evidenzia lo spessore corneale in ogni suo punto, consente di individuare e localizzare il punto più sottile; infine i test biomeccanici che, tramite un soffio di aria e la esecuzione di un filmato a cinquemila fotogrammi al secondo, riconoscono con grande anticipo l’insorgenza del cheratocono prima che questo porti a deformazione corneale e perdita di visus consentendo così un trattamento conservativo precoce.
Se la cornea dovesse opacizzarsi e il tessuto corneale assottigliarsi troppo, può essere necessario effettuare un trapianto di cornea. Da alcuni anni tuttavia esiste un’alternativa: il cross linking corneale, che prevede l’installazione sulla superficie della cornea di un collirio a base di Vitamina B2 o riboflavina, attivato da un’irradiazione laser con raggi UVA, che consolida i vari strati lamellari che compongono la superficie della cornea. In questo modo la progressione della malattia viene contrastata irrigidendo e fortificando il tessuto corneale.