A cura di Alessandra Giacumbo, psicologa collaboratrice associazione Psychè
Per molti l’espressione “giovane adulto” può risultare nuova, ma con tale denominazione ci si riferisce a quei giovani che hanno terminato il percorso formativo nelle scuole secondarie di secondo grado e si affacciano al mondo del lavoro. Questo è un passaggio cruciale, che pone simbolicamente le basi per la costruzione del proprio futuro. Proprio per questo, le aspettative che accompagnano il cambiamento sono tante, a volte troppe, costringendo i giovani a fare i conti con una realtà molto più difficile di quella immaginata.
La vita, come ci direbbe Van Gennep (1909), è un continuo susseguirsi di tappe, di fasi diverse, che richiedono, di volta in volta, degli aggiustamenti non solo da parte del singolo, ma anche della famiglia o della rete sociale che lo circonda. Infatti, nell’affrontare il difficile passaggio dalla co-abitazione con i propri caregiver all’indipendenza abitativa (ed economica), non tutti possono contare sul sostegno della famiglia d’origine o di un contesto sociale supportivo.
Proprio a causa di questi ostacoli, spesso, i giovani adulti finiscono per prolungare la permanenza abitativa nella casa della propria famiglia di origine, continuando a sperare di poter, prima o poi, rendersi indipendenti sotto tutti i punti di vista. Cavalli e Galland (1996) hanno descritto tre modelli diversi, che indicano altrettante modalità di affrontare questa fase evolutiva.
- Il primo è il modello mediterraneo, la cui caratteristica peculiare è data dal prolungamento della permanenza nella famiglia d’origine;
- Segue il modello inglese, che si caratterizza, al contrario, per il raggiungimento di una precoce indipendenza abitativa;
- Infine, il modello francese o nordeuropeo prevede un periodo piuttosto lungo che intercorre tra l’indipendenza abitativa e la formazione di una nuova famiglia.
Come si evince dai tre modelli, ci sono tempi e modi diversi per raggiungere le tappe evolutive caratterizzanti la fase del giovane adulto che, oltre al compimento della formazione superiore e l’indipendenza abitativa, sono l’ingresso nel mondo del lavoro, il matrimonio o la convivenza e la nascita di un figlio. Quest’ultima tappa, secondo molti, sancirebbe l’ingresso nell’età adulta.
L’Italia, che rientrerebbe appunto nel modello mediterraneo, vede da diversi anni un prolungarsi della situazione di dipendenza abitativa ed economica, a scapito di una progettualità di indipendenza che, seppur presente nella mente di molti, rimane comunque irrealizzabile. Cosa potrebbe succedere quando un giovane deve fare i conti con la precarietà dei suoi progetti e delle sue speranze? Cosa significa, oggi, dover rinunciare ai propri sogni?
Per molti giovani, infatti, non vi è possibilità di scegliere e di coltivare le proprie passioni. Il mondo del lavoro mostra sempre più come siano indispensabili alcune figure professionali e non altre, costringendo molti a rinunciare a quello che hanno sperato di diventare o che, a fatica, hanno raggiunto. Ed è così che, in molti casi, si finisce per fare quello che “offre il mercato”, quello che permette di vivere e di progettare un futuro, scevro da qualsiasi spinta motivazionale.
Il crollo delle aspettative e delle speranze, di fronte alla cruda realtà e all’esperienza, è un problema da non sottovalutare. Viviamo in un’epoca in cui il fallimento è sempre meno tollerato, dagli altri e soprattutto da sé stessi. Misurarsi con il fatto che non si sia riusciti a compiere quello che ci si era preposti comporta, spesso, un crollo narcisistico importante, difficile da tollerare. Il rischio è che, sentendosi vittime di una terribile ingiustizia operata dalla società, i giovani adulti perdano qualsiasi speranza in un futuro migliore e vedano come unica soluzione quella di rinunciare a tutto, a volte anche alla vita.
Le politiche a sostegno dei giovani dovrebbero tentare di arginare questo rischio, proponendo non solo delle possibilità lavorative e dei sussidi economici, ma anche degli sportelli di ascolto e sostegno psicologico, indispensabili quando le strategie di coping non sono più in grado di fronteggiare la situazione.
BIBLIOGRAFIA
Cavalli A., Galland O., (1996), Senza fretta di crescere. L’ingresso difficile nella vita adulta. (tr. it Della Porta B.). Napoli: Liguori Editore.
Lancini M., Madeddu F., (2014), Giovane adulto. La terza nascita. Milano: Raffaello Cortina Editore.
Van Gennep A., (1909), I riti di passaggio (tr. it. Remotti M. L., 2012). Torino: Bollati Boringhieri.