A cura di Alberto Martelli, pediatra convenzionato con Ente Mutuo Regionale
Siamo ormai entrati, da parecchi anni, in una era che forse nessuno si aspettava. Dopo internet, si sono proposte, a cascata, una serie di nuove iniziative multimediali che riguardano i cosiddetti social network. Parliamo di Facebook, Instagram, Twitter e chi più ne ha, più ne metta. Purtroppo questa invasione mediatica, non controllata, ha contagiato tutti i nostri giovani come e peggio di una pandemia perché non sembrano esistere vaccini per questa evenienza.
Quello che balza agli occhi, nelle case di ciascuno di noi, è che molti ragazzi, come alcuni adulti del resto, presentano dipendenza da social, cioè non ne possono fare a meno. La dipendenza da social è una vera e propria forma di ansia sociale. Se fuori controllo, l’uso dei social e l’uso di internet possono essere causa della FOMO cioè della “Fear Of Missing Out”. È stata recentemente coniata questa nuova definizione che, in poche parole, esprime la paura di essere tagliati fuori.
Ma i genitori e gli educatori sono davvero consapevoli dei rischi per la salute psicofisica di un utilizzo precoce e protratto dei device digitali? È recente la pubblicazione di uno studio giapponese nel quale è stata descritta un’associazione tra tempo di esposizione agli schermi nel corso del primo anno di vita e rischio di sviluppare disturbi comportamentali all’età di 3 anni. Inoltre non conosciamo gli effetti a lungo termine di queste nuove abitudini perché solo l’osservazione dei prossimi anni potrà stabilirlo.
Non c’è dubbio che tali rischi possano variare in base all’età dei soggetti esposti e al tempo di esposizione. I dati in nostro possesso sono davvero allarmanti perché i bambini cominciano sempre prima ad utilizzare i dispositivi digitali. Il dato più eclatante arriva dagli Stati Uniti: il 92% dei bambini inizia a usarli già nel primo anno di vita e all’età di due anni li utilizza quotidianamente. In Italia 8 bambini su 10 tra i 3 e i 5 anni sanno usare il cellulare dei genitori e, tante volte, dimostrano anche maggiore destrezza rispetto agli adulti.
Ma quali consigli possiamo dare allora? Non c’è dubbio che l’esempio del comportamento dell’adulto, limitando l’uso dei media device (cellulare, smartphone, tablet, pc ecc.) all’uso lavorativo o per le situazioni strettamente necessarie, rimane il cardine di un vero insegnamento educativo per il minore. Abbiamo ora anche il supporto della Società Italiana di Pediatria che, partendo dall’osservazione che solo il 29% dei genitori chiede consiglio ai Pediatri su questi aspetti, ha voluto pubblicare un documento ufficiale sull’uso dei media device nei bambini da 0 a 8 anni di età, in cui si raccomanda di:
- non utilizzare gli smartphone e i tablet per i cartoni animati prima dei due anni di vita;
- nelle età successive va limitato l’uso ad un massimo di 1 ora al giorno nei bambini di età compresa tra i 2 e i 5 anni, evitando rigorosamente di usarli durante i pasti o prima di andare a dormire.
- l’uso massimo viene definito in 2 ore complessive per i bambini con età compresa fra 5 e 8 anni e devono anche essere evitati i programmi con contenuti violenti.
I media device non devono mai essere usati per calmare o distrarre i bambini perché sono strumenti del tutto inadatti a questo scopo. L’eccessivo uso è stato anche correlato a disturbi del sonno e all’aumento del peso corporeo. Per evitare di criminalizzare, più del dovuto, le tecnologie digitali, è consentito l’uso di applicazioni di qualità da usare insieme ai genitori. E’ giusto imparare, insieme ai nostri figli, un uso appropriato di questi nuovi mezzi di comunicazione. Ricordiamo però che in molti casi sono strumenti indispensabili se utilizzati in maniera finalizzata e con buon senso. Ad esempio, questi supporti si sono rivelati particolarmente utili in una situazione come quella della pandemia da Covid-19, in quanto hanno evitato la sospensione delle attività scolastiche e lavorative e hanno facilitato le attività sociali, anche a distanza.