Il lavaggio delle vie lacrimali: l’idraulico per l’occhio

A cura di Mario Parma, medico specializzato in Oftalmologia, convenzionato con Ente Mutuo Regionale

Sembra impossibile che un organo così ridotto in dimensioni come l’occhio possa avere, invece, oltre la funzione primaria che è quella di vedere il mondo esterno, differenti sottosistemi complessi e intimamente interconnessi tra loro in modo molto articolato, la cui corretta funzionalità è indispensabile per mantenere tutto il sistema visivo efficiente e ininterrottamente operativo.

Si direbbe, con i termini di oggi, un concentrato di alta e sofisticata microtecnologia dalle molteplici attività.

Parliamo, in questo specifico caso, della lacrimazione e delle strutture a essa deputate. La perfetta trasparenza della parte anteriore del bulbo oculare, la cornea, è dovuta al continuo lavaggio che le lacrime fanno, o meglio definite come film lacrimale, mediante il periodico ammiccamento palpebrale. Circa 20.000 battiti al giorno.

La parte acquosa secreta dalla ghiandola lacrimale principale, situata all’angolo esterno sotto la palpebra superiore, e le altre componenti mucose e lipidiche prodotte dalla superficie congiuntivale e dalle ghiandole palpebrali di Meibomio, formano un liquido viscoso e trasparente stupefacente nelle sue caratteristiche. Esse sono: la funzione ottica, la lubrificazione, il nutrimento, la difesa, la pulizia e il mantenimento della temperatura della superficie dell’occhio.

Uno studio americano ha stimato che una persona in un anno produce mediamente oltre 150 litri di lacrime.

Tutto questo dovrà essere smaltito in modo pulito ed ecologico, e senza imbrattare le guance.

Le vie lacrimali di deflusso svolgono questa importante ma poco considerata funzione; se non quando è alterata, diventando fastidiosa.

Cominciano dal puntino lacrimale, un microforellino posto sul bordo di ciascuna palpebra, sia superiore che inferiore, internamente dalla parte nasale. Col movimento palpebrale di ammiccamento risucchiano liquido verso il successivo canalino lacrimale. Un esile tubicino lungo circa un centimetro che sbocca nel sacco lacrimale, posto in una fossetta ossea alla radice del naso. Da esso parte il dotto naso lacrimale che sfocia nel meato nasale e in gola.

Ecco perché il naso gocciola e sentiamo l’amaro in gola se instilliamo un collirio sull’occhio.

La più comune patologia di questo apparato è il difficoltoso passaggio o addirittura l’ostruzione, detta stenosi. La conseguenza è il ristagno di liquido nel sacco congiuntivale e la fuoriuscita di lacrime sul viso, definita epifora.

Le cause sono svariate: congiuntivite; malformazioni congenite nel decorso dei canali a vario livello; infezioni del sacco lacrimale – dacriocistite –; modificazioni della composizione del film lacrimale; e più comunemente l’età: con l’invecchiamento, infatti, la lacrima varia diventando più densa, e il sistema dei tubuli perde di elasticità, o può verificarsi la chiusura fibrotica dei puntini lacrimali.

Il rimedio è, come citato nel titolo, ripristinare il flusso corretto con un intervento di tipo idraulico: il lavaggio delle vie lacrimali. Rapido e indolore, ma dall’efficacia comprovata se eseguito dalle mani esperte di un medico oftalmologo.

Consiste nel lavare e disinfettare con una siringa e una microcannula tutto il sistema. S’incannula il puntino lacrimale inferiore, dopo averlo opportunamente aperto e dilatato con uno specillo, e si spinge delicatamente il liquido, soluzione fisiologica o collirio antibiotico, fino a che lo si percepisca fuoriuscire dal naso o defluire anche in gola.

Questo trattamento è possibile ripeterlo periodicamente, anzi è fortemente consigliato nelle persone di una certa età, per evitare una più fastidiosa e complicata chiusura definitiva delle vie lacrimali, che richiederebbe interventi di tipo chirurgico che, però, non hanno esiti funzionali certi e risolutivi.

Nel caso di ostruzioni non risolvibili è possibile eseguire una dacrio-cistografia radiologica con liquido di contrasto per individuare la sede del blocco.