A cura di Mario Parma, medico specializzato in Oftalmologia, convenzionato con Ente Mutuo Regionale
La voglia e il desiderio di dare un’immagine di sé più potente e accattivante è antica quanto l’uomo. Dalla preistoria l’uso di coloranti e pitture per mascherare il viso e il corpo è stato sempre un motivo per stupire, e in qualche modo anche prevaricare, utilizzando nello stesso tempo anche la religione come leva morale e suprema.
Non stupisce quindi se anche oggi, oltre al condizionamento frenetico delle mode, le persone cercano di essere esclusive tatuandosi il corpo in ogni sua parte.
Se, però, il tatuaggio della cute, seppur se non scevro da rischi, arriva agli occhi, allora è meglio dare qualche indicazione al riguardo.
La definizione di Tatuaggio è: “pittura corporale consistente nell’incidere la pelle con sostanze particolari o nell’eseguire punture con introduzione di sostanze coloranti.” (dizionario Zingarelli)
Quindi possiamo affermare che il trucco è sostanzialmente un “inganno” visivo che si vuole dare di sé verso gli altri. Le sostanze utilizzate per la cosmesi, sono sempre meno pericolose e tossiche. Ma intolleranze, allergie e anche infiammazioni locali, o addirittura shock anafilattico, non vanno mai dimenticati e considerati come possibili effetti avversi.
Il problema attuale riguarda la nuova moda del tatuaggio del bulbo oculare. Consiste nell’iniettare un inchiostro nello spazio tra congiuntiva e sclera, la parte bianca dell’occhio. Così facendo si colora indelebilmente e irreversibilmente il tessuto oculare. Purtroppo questa pratica non è attuata da personale medico, bensì da tatuatori, che non possono avere certo conoscenza dei rischi e dei pericoli collegati a infiltrazioni nei delicati tessuti oculari. Questi possono spaziare da una semplice sensazione di corpo estraneo fino alla grave infezione e alla potenziale perdita dell’occhio.
Le associazioni di medici oculisti americane ed europee mettono in guardia dal sottoporsi a queste pratiche, soprattutto senza un preventivo consulto specialistico.