I coronavirus sono microrganismi che causano infezioni respiratorie sia negli umani che negli animali (il nome deriva dalla forma “a corona” che li caratterizza). Dei sei tipi conosciuti che hanno infettato l’uomo, quattro hanno provocato sintomi simili a quelli del raffreddore, mentre due sono la causa di malattie più gravi: la SARS e la MERS.
SARS e la sigla di “Severe acute respiratory syndrome” (in italiano “Sindrome acuta respiratoria grave”) e consiste in una malattia virale contagiosa potenzialmente letale, che provoca una forma atipica di polmonite e sintomi tipici dell’influenza (febbre, tosse, mal di gola). Apparsa per la prima volta nel 2002 in Cina e identificata dal medico italiano Carlo Urbani, è causata da un virus appartenente alla famiglia dei coronavirus, detto SARS-CoV; la trasmissione avviene attraverso l’inalazione delle goccioline volatili espulse dalle persone contagiate quando parlano, starnutiscono e tossiscono oppure attraverso il contatto con ambienti o oggetti contaminati.
Deriva sempre da un coronavirus (MERS-CoV) la MERS, sigla di “Middle East Respiratory Syndrome” (in italiano “sindrome respiratoria mediorientale”) identificata nel 2012 in Arabia Saudita: è una lontana parente della SARS, ma è meno facile da trasmettere tra le persone e causa una forma di malattia più grave che determina un tasso di mortalità più alto (la SARS ha provocato 774 morti solo in Asia, mentre la MERS 851). In entrambi i casi, però, si tratta di zoonosi, ovvero malattie infettive che vengono trasmesse dagli animali all’uomo: il serbatoio naturale dei due virus è il pipistrello, ma lo zibetto per la SARS e i cammelli e dromedari per la MERS hanno il ruolo di veicolo dell’infezione all’uomo.
Nel dicembre del 2019 è iniziata un’altra epidemia in Cina appartenente alla stessa famiglia ma che presenta un nuovo coronavirus non ancora conosciuto.